Tra i numerosi parametri che influenzano l’acquisto di una determinata tipologia di combustibile naturale rispetto ad un altro c’è anche il colore del pellet. A differenza di quanto si possa pensare la tonalità del prodotto non è un elemento determinante nella certificazione della qualità del pellet: infatti questo aspetto è dovuto ad una serie di elementi tra cui la tipologia di legno utilizzato.
Per questo la scelta del pellet non deve dipendere tanto dal colore, quanto dalla certificazione e dalle indicazioni presenti sulla confezione del prodotto stesso. Vediamo quindi quali sono gli elementi che influenzano il colore del pellet, approfondendo le cause che determinano una sfumatura più o meno scura.
Un mito da sfatare sul pellet chiaro
Prima di tutto è opportuno demolire una falsa credenza che vede il pellet chiaro come sinonimo di qualità migliore del combustibile. Questa teoria affonda le proprie radici nell’associazione, in parte razionale chiaro = buono = di qualità e, al tempo stesso scuro = cattivo = di scarsa qualità. Un mito come questo ha trovato terreno fertile soprattutto agli albori della diffusione del pellet quando il sistema di riscaldamento a biomassa era poco conosciuto e i consumatori stessi scarsamente informati non solo sulle tipologie di pellet, ma anche sulle sue caratteristiche.
In aggiunta, bisogna aggiungere un fattore storico: i primi pellet in Italia erano realizzati in Austria o in Germania dove erano prodotti con legno di abete, una pianta che ha notoriamente un’essenza chiara che dava quindi vita ad un pellet dai toni tenui. A questo punto appare evidente come l’associazione pellet chiaro = pellet di qualità debba essere in parte smentita dal momento che la certificazione non dipende unicamente da questo fattore di natura puramente estetica.
Da cosa dipende il colore del pellet?
Una volta sfatato il mito sul pellet chiaro, è opportuno approfondire quali siano i fattori che influenzano la colorazione del pellet. In particolare, è possibile individuarne alcuni, tra cui:
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Essenza del legno: a seconda che venga scelto come materiale di partenza l’essenza chiara o scura di un albero, il risultato cambierà in maniera evidente. Infatti i legni dolci (ad esempio l’abete) conferiscono una colorazione più chiara rispetto ai legni duri (ad esempio il faggio).
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Modalità di essiccazione: a seconda della modalità con cui avviene questo passaggio fondamentale nella produzione del pellet è possibile che il prodotto finito possa assumere un colore chiaro o scuro. Infatti, nel caso di una lavorazione a basse temperature il pellet avrà tonalità luminose, mentre nel caso in cui sia stato usato un sistema a tamburo rotante ad alte temperature il prodotto ha tonalità più cupe.
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Scortecciatura: la scortecciatura è un procedimento che può essere attuato prima dell’essiccazione del legno. A seconda che questo venga attuato o meno, il pellet potrà assumere un tono più chiaro o più scuro.
Di seguito una piccola tabella che riassume i principali fattori che influenzano il colore del pellet:
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Pellet chiaro |
Pellet scuro |
Essenza del legno |
Legno dolce (es: abete) |
Legno duro (es: faggio) |
Essiccazione |
A basse temperature |
A temperature elevate |
Scortecciatura |
Si |
No |
In conclusione, è opportuno sottolineare ancora una volta che il colore non costituisce un elemento realmente utile sul quale stabilire quale tipo di pellet acquistare: al contrario bisogna leggere attentamente l’etichetta sulla confezione che indica la qualità del pellet che si sta acquistando.